2011_ethiopia_salt harvestingEl Sod, South Ethiopia
Per molte famiglie Borana, un’etnia seminomade di pastori, la vendita di sale rappresenta la principale fonte di sostentamento, oltre ad essere essenziale per l’alimentazione dei bovini. Esso viene estratto a mano dai laghi che si formano all’interno dei crateri vulcanici, salmastri e neri come la pece (il sale è perciò detto “oro nero”). I raccoglitori trascorrono intere ore nudi immersi nell’acqua salata (i vestiti si indurirebbero e provocherebbero dolore) per estrarre il sale dal fondo dei laghi con il solo aiuto di semplici pertiche di legno. Il sale, ricoperto di fango, viene pulito con l’acqua di superficie e poi depositato sulle rive del lago ad asciugare. Più tardi viene trasportato ai depositi dei villaggi attraverso una mulattiera a bordo di asini guidati da bambini o anziani del villaggio. Nonostante lavorare in queste condizioni sia durissimo e comporti gravi conseguenze per la salute dei raccoglitori, a fronte di un guadagno quotidiano di pochi birr (la moneta locale; 1 birr equivale a circa a cinque centesimi di euro), questo mestiere è per necessità tramandato di padre in figlio. In lingua amarica El Sod, il nome del villaggio che si trova all’imbocco del cratere di questo reportage, significa “casa del sale”. Per scendere fino al lago (circa 200 metri di dislivello) i visitatori devono pagare e il denaro raccolto viene utilizzato dal villaggio per opere di interesse collettivo. Tutti a El Sod hanno la pelle ricoperta da una polvere biancastra: il sale. |