Tu sei la mia zona d'ombra
2018
Era in una scatola di fotografie di famiglia.
Apparentemente sbagliata.
Non l‘ho mai buttata.
Vedo in essa la vita che nasce.
Il contrasto tra la luce accecante e l’ombra piena.
Presenza e assenza, conviventi appassionati nello scorrere di ogni vita e di ogni sua memoria.
Ho deciso di scrivere una lettera ad una persona che non esiste. Ma c’è.
Sul rapporto madre figlia
e sul valore di una vecchia fotografia che racconta di una potente dualità.
Ho scritto di come non si possa amare la luce senza aver vissuto l’oscurità.
Che l’amore convive con l’assenza.
E solo la memoria di entrambi dà equilibrio e forza al nostro presente.
Poi l’ho accartocciata e l’ho resa animata.
Sassolino della montagna.
Piccolo frammento che, instabile, si stacca da essa.
Inaccessibile,
ma profondamente vivo.
Che nella separazione ritrova un suo equilibrio.
Sono una madre.
E desidero narrare a mia figlia di un amore che si alimenta dalle difficoltà
e che fa tesoro dell’esperienza e della memoria.
Racconto di una montagna che un giorno dal buio emerse maestosa
e di un piccolo sassolino che da essa prese vita.
E’ il mio atto d’amore per mia figlia:
l’eredità di una fotografia apparentemente sbagliata.
(Photo: July 1981, Canazei, Italy)
Tu sei la mia zona d'ombra/You are my shadow zone is a body of work which consists of three elements.
The first is an old photograph, wrong and wasted, which represents an half-mountain: an hymn to the value of memory, to the beauty of imperfection and to the balance that may generate from the harmonic coexistence of two opposites.
The second photograph represents a small and unstable stone made of paper that breaks away from the mountain to find a new balance and a new life in the form of a letter.
The last image is a text in which I evoke the meaning of the work into the work itself.
Tu sei la mia zona d'ombra/You are my shadow zone narrates the duality of the maternal feeling, of being at the same time a mother and a daughter and of how the memory of one's own origins has a very high value in one's own history and in the possibility of reaching an inner balance.
I become the guardian of the photographs of my family, including the half-developed photograph shown in the work that I will leave for my daughter as a sense inheritance.